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  •  Dalla pellicola al paesaggio – Incontro con Enzo Isaia  tra memoria e mestiere
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Dalla pellicola al paesaggio – Incontro con Enzo Isaia tra memoria e mestiere

Durante una delle nostre serate al Circolo Fotografico La Mole, abbiamo avuto il piacere di ospitare Enzo Isaia, fotografo torinese con una lunga carriera professionale alle spalle, costruita con dedizione, curiosità e uno spiccato senso dell’osservazione. Un racconto che ci ha portati indietro nel tempo, ma senza nostalgia: piuttosto, con la lucidità e il tono pacato di chi ha attraversato decenni di fotografia restando sempre fedele al proprio sguardo.

Il suo percorso inizia nei primi anni Sessanta, quando, ancora studente di Architettura a Torino, si imbatte quasi per caso in un volume dedicato a Henri Cartier-Bresson. Quella scoperta lo colpisce a tal punto da spingerlo a lasciare l’università e imbracciare la fotocamera del padre durante il servizio militare. È lì che nasce il primo vero progetto: un reportage sulla vita degli alpini, seguito anche con richiami volontari pur di completarlo. Il risultato è un libro – oggi alla quinta edizione – con prefazione di Giulio Bedeschi, autore del celebre Centomila gavette di ghiaccio. Le sue immagini finiscono poi sul Corriere della Sera e su Epoca, segnando l’inizio di una carriera vera e propria.

Tra gli anni ’70 e ’90 Enzo Isaia lavora come fotografo professionista nel mondo dell’industria, specializzandosi in fotografia tecnica e pubblicitaria, in particolare nel settore automobilistico. Collabora per anni con grandi marchi italiani come Fiat, Pininfarina e Ferrari, realizzando immagini di altissima precisione in studio e in teatro di posa. Alcuni dei suoi lavori più noti ritraggono modelli iconici come la Ferrari 348 TB, fotografata con banco ottico 20x25 cm in grande formato, con un controllo maniacale della luce, dei riflessi e dei materiali. Un mestiere, allora, che richiedeva tempo, cura artigianale e una solida cultura dell’immagine. Niente ritocchi digitali: tutto veniva risolto in fase di scatto.

Accanto alla fotografia industriale, Isaia porta avanti anche progetti più dinamici: aerei militari, missioni operative, voli documentati da elicottero. F-104, Tornado, AMX: ogni immagine nasce da lunghe preparazioni e si confronta con la complessità delle tempistiche militari, della logistica e del meteo. Una fotografia che, pur rimanendo tecnica, rivela un grande senso dello spettacolo e dell’azione.

Negli ultimi quindici anni, con il trasferimento nel Monferrato, Enzo Isaia ha abbracciato un registro più contemplativo. Le colline, le nebbie, le linee tracciate dagli aerei nel cielo diventano soggetto di uno sguardo più lento, attento alla luce, alle forme, ai dettagli del paesaggio rurale. Ne nasce un archivio vastissimo, costruito nel tempo, tra albe, cambi di stagione e incontri casuali con la vita agreste. Alcuni scatti sorprendono per composizione e uso creativo del mezzo, come una celebre fotografia capovolta – il paesaggio in alto, la terra in basso – che gioca con la percezione pur restando rigorosa.

Tra i progetti più originali, anche una serie dedicata ai cani: ritratti dal basso con grandangolari estremi, ambientazioni tono su tono, e un’impostazione che combina ironia e tecnica. Tutto nasce, racconta, da un incontro invernale con un randagio. Da lì, l’idea di trasformare questi animali in soggetti espressivi, capaci di raccontare i luoghi in cui vivono. Un modo insolito ma efficace per promuovere il territorio, con uno sguardo affettuoso e leggermente spiazzante. Il sogno? Vedere i cani diventare testimonial del turismo piemontese.

Durante l’incontro, Isaia ha sottolineato più volte quanto la fotografia, per lui, sia sempre stata ricerca. Non ricerca dell’effetto, ma della verità. Dice di guardare tanto, fotografare poco e stampare pochissimo. Eppure, ogni suo scatto ha qualcosa da dire: un equilibrio, una storia, una luce ben pensata.

La serata nonostante le due ore e mezzo di durata è trascorsa piacevolmente perché  ascoltare chi ha fatto della fotografia un mestiere – e non solo una passione – è sempre un’occasione rara. E perché dietro ogni immagine che ci ha mostrato si leggeva il peso del tempo, della tecnica e della coerenza.

Testo Antonio Di Napoli foto Antonio Di Napoli e archivio fotografico di Enzo Isaia