È ora della serata “Socio sotto la lente” di Paola Parodi. Nostra socia dal 2016, siamo abituati a vederla seduta in sala, spesso silenziosa, discreta, attenta e sempre con il suo affezionato taccuino dove prende appunti.
Paola partecipa con entusiasmo a tutte le iniziative del Gruppo, è generosa con le donazioni di libri per la biblioteca ed è sempre disposta a dare una mano. Insomma, è un capo saldo della Mole.
La sala è piena. Siamo tutti curiosi e interessati ad ascoltare il racconto del suo percorso fotografico e della sua visione. Con grande piacere, Paola vince la timidezza e fa uscire le parole come un fiume in piena, rompendo quel silenzio discreto a cui siamo abituati e di cose da dire ne ha davvero tante.
Incontra la passione per la fotografia in tarda età, nonostante in famiglia di fotografia se ne masticasse parecchia. Approda al Gruppo Fotografico La Mole e, grazie a un workshop sul racconto fotografico tenuto da noi, capisce immediatamente qual è la sua via. Non la foto singola, ma la narrazione con più immagini. Studia, legge, approfondisce, si interessa, prova, sbaglia, si confronta, migliora usando tutti gli input che arrivano dal Gruppo (e non solo) e quindi capiamo a cosa servono tutti gli appunti presi durante i nostri incontri.
“L’infrarosso è una scusa” per parlare anche d’altro. Infatti, la serata incomincia con la presentazione degli ultimi racconti fotografici che Paola ha faticosamente costruito. Diciamo con fatica perché si tratta di narrazioni dichiaratamente autobiografiche sviluppate con autoritratti che parlano di sentimenti profondi, di inquietudini, di stati d’animo, di paure, di conflitti interiori e di incertezze. Le immagini di “Underworld”, “Focus” e “Tracce fossili” sono forti, caratterizzate da una post produzione cupa e accurata che enfatizza ogni immagine. Il corpo autoritratto diventa il tramite per i messaggi che Paola vuole trasmettere. È chiaro che ogni tassello dei racconti presentati è stato studiato attentamente per indurre chi guarda a provare una specifica emozione.
In sala cala il silenzio perché il pensiero intimo che Paola condivide coraggiosamente con noi, ammutolisce. Per comprendere appieno le fotografie che scorrono è necessario lasciar fluire la sensibilità che c’è in ognuno di noi e consentire a noi stessi un trasporto emotivo nelle visioni che Paola propone.
È palpabile il percorso di maturazione fotografica che vediamo nelle fotografie condivise. Difficili i concetti da esporre senza parole, ma solo con immagini. Paola ha abbandonato il didascalico e, alzando l’asticella, propone visioni che inducono a provare un sentimento. Fotografia come terapia per rendere materiali (Paola fa stampare sempre con cura tutti i suoi lavori) i pensieri e i sentimenti, i drammi e le inquietudini per uscirne consapevole e alleggerita.
Ripetiamo, “L’infrarosso è una scusa” e quindi, dopo aver parlato d’altro, è ora di vedere le immagini a infrarossi scattate grazie a una macchina fotografica modificata dal gentil consorte di Paola.
Da brava ingegnere che è, Paola fa un piccolo excursus su cosa sia la fotografia a infrarossi e come abbia imparato la tecnica e poi guardiamo i risultati. Immagini di grande effetto con giochi di post produzione che ricreano mondi quasi fantastici e fiabeschi. E anche in questo caso, Paola ci trasporta in un mondo diverso, a volte alieno e irreale. Impossibile non notare che oltre all’esercizio tecnico su uno dei temi classici della fotografia, c’è qualcos’altro che lega l’esperimento di Paola alle sue visioni e intenzioni fotografiche. Con l’infrarosso, Paola ci fa vedere l’invisibile così come con i progetti, ci fa entrare nel suo mondo invisibile.
Una serata davvero interessante e restiamo in attesa di nuove evoluzioni, esperimenti e ricerche della nostra Paola Parodi.
Testo di Paola Zuliani