Paolo Pavan è un fotografo professionista che, da oltre quindici anni, si occupa di fotografia musicale e ha assistito a più di mille concerti, ripercorrendo un po’ quasi tutta la vita dei gruppi rock, e non solo, che hanno fatto la storia della musica internazionale.
Il suo motto, con cui ha aperto la serata di mercoledì destinata agli ospiti esterni, è stato: “Three shots, no flash and go fucked out”, che suona un po’ come un “Tre scatti senza flash, e poi fuori dai cabbasisi”, come avrebbe detto il grande Camilleri.
Da questa semplice, ma esaustiva frase che venne detta , in modo non del tutto cordiale, ai fotografi accreditati sotto il palco da un agente della security dei One Direction, una boy band in auge una decina di anni fa, si può intuire la dura vita di chi, in tre soli scatti e sgomitando con gli altri, deve cercare di portare a casa tre buone fotografie di quell’evento che possano essere prese in considerazione dalle varie testate giornalistiche che le dovranno pubblicare.
L’area sottostante il palco, destinato ai fotoreporter, è quella piccola striscia che delimita e separa il pubblico dagli artisti, ribattezzata da Gianluca Platania altro grande fotografo di cronaca, “la Tonnara”. Ed è lì che devono cercare di accaparrarsi la postazione migliore, una questione di centimetri, dove magari l’artista di turno si avvicinerà per poterlo riprendere nel modo migliore, lavorando spesso con due corpi macchina e di gomito e spintoni. È come trovarsi in trincea, si va avanti senza esclusione di colpi, con quei pochi minuti a disposizione scattando a raffica.
Proprio per questo, Paolo già alcuni anni fa ha creato un gruppo, “Torino Rock Photographers”, che racchiude la maggior parte di fotografi del sotto palco di Torino, per cercare di lavorare tutti con maggior calma e tranquillità con un tacito patto di non belligeranza.
La serata di Paolo è stata la più dinamica che si sia mai vista al nostro circolo, infatti sono state presentate tantissime fotografie dei concerti a cui ha preso parte con artisti del calibro di Alice Cooper, Anastacia, Peter Gabriel, Brian Adams, Al Jrreau, Asaf Avidan, Ben Arper, Billy Sheehan, Bob Dylan, Franco Battiato, Cesare Cremonini, Vasco Rossi , Paolo Conte, il maestro Morricone, band come i Kiss e tantissimi altri mostri sacri del palcoscenico musicale mondiale.
Di Paolo, mi ha colpito molto, oltre al suo amore per la fotografia fino a farla diventare una professione, la profonda passione per la musica e lo si notava da come ci descriveva le varie immagini che scorrevano, arricchendole con curiosità e particolari su ogni artista raffigurato.
Ci ha trasmesso la carica emotiva che lui ha provato in quell’istante, perché anche in un soggetto navigato come lui, dopo tanti anni di esperienza, ogni volta che quegli attimi sono rivissuti, riemergono con impeto.
E lo si intuisce dal suo parlare concitato, cercando di raccontarci più aneddoti possibili, stimolandoci anche con domande del tipo: “Chi conosce…” o “Sicuramente avrete capito di chi si tratta”, o ancora “Chi mi sa dire chi è quell’artista o quella band”, denotando anche una cultura musicale di fondo non comune.
Infatti, sono trascorse più di due ore senza rendersene conto e senza quasi nessuna domanda alla fine come di consuetudine.
Direi che la sua fortuna è stata riuscire a coniugare lavoro e passione, in una perfetta alchimia che lo porta ad avere sempre una marcia in più e lui di suo mette una buona dose di onestà. Questi sono gli elementi giusti per una ottima riuscita in campo professionale.
Che dirti, Paolo, se non grazie per averci portato attraverso le tue immagini la tua passione e professionalità in questo mega concertone, in una sorta di Woodstock dei nostri giorni, con i più grandi della musica mondiale.
(Testo Antonio Di Napoli foto Di Napoli e Paolo Pavan tratte da sua selezione)