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Paradigmatica - Nr. 2 - Eugene Smith

La foto in questione ritrae un ragazzo avvelenato dal mercurio con la madre, è il riassunto della attività del fotografo: impegno sociale, capacità di esserci, in guerra, in situazioni difficili. Capacità di trarne immagini di grande spessore formale, dure, senza paura.

Il suo servizio sull’inquinamento trentennale da mercurio di un tratto di mare giapponese, con migliaia di infermi e morti, da parte di una multinazionale giapponese, fu fondamentale nel processo che ne seguì e che vide la ditta condannata. Il fotografo venne picchiato quasi a morte da individui mandati dalla ditta e non si riprese mai più completamente.

Lo schema compositivo è analogo ai compianti sul Cristo morto del XIV e XV secolo, la tensione nel corpo del Salvatore, lo sguardo della madre.

Smith conosce bene l’arte occidentale nel ritrarre le persone e sceglie il modo italiano. Noi badiamo (badavamo?) più alla struttura del corpo, muscoli, scheletro (Masaccio) che non come i nordici a costruire la persona come accumulo minuzioso di particolari (Van Eyck).

In termini fotografici gli italiani hanno badato più alla composizione che alla nitidezza.

Questa la lezione per noi di Eugene Smith.

(Testo di Claudio Marra)