• +39.324.5464117
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”
  • Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”

Stefania Adami: “Napule è… dare visibilità a chi non ce l’ha”

Stella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

Mercoledì sera, finalmente abbiamo ripreso con l'invitare ospiti esterni alle nostre serate, e abbiamo iniziato, come si suol dire, col botto.

Abbiamo avuto il piacere e l'onore di ospitare Stefania Adami in occasione della manifestazione "Torino FotografaFIAF", alla quale sono intervenuti: Roberto Puato, Vice Presidente AV-BFI; Laura Mosso, Segretario Generale AV-BFI; Fulvio Merlak, EFI AFIAP; e Claudio Pastrone, EFI ESFIAP, in qualità di Presidenti d'Onore.

La sala era quella delle grandi occasioni, piena di soci e non solo. Oltre alla levatura fotografica dell'ospite, eravamo attratti dal lavoro che avrebbe presentato, cioè "Adagio Napoletano", del quale avevamo già visto qualche scatto che ci aveva incuriosito, facendoci pregustare l'intero portfolio.

Stefania Adami ha origini nella Garfagnana, in provincia di Lucca, dove ancora oggi vive. Si è avvicinata al mondo della fotografia sin da piccola, nel modo più classico possibile, ricevendo in regalo da suo padre la sua prima macchina fotografica. Da lì in avanti, per lei è stato un crescendo di passione per la fotografia, e da autodidatta ha iniziato il suo percorso di apprendimento e approfondimento, che l'ha portata fino ai nostri giorni a ricevere un riconoscimento molto prestigioso, oltre ai numerosi premi in diversi concorsi nazionali: è stata insignita dell'onorificenza di MFI (Maestra della Fotografia Italiana).

Questo riconoscimento, quanto mai ben meritato, le rende omaggio per il suo costante impegno nella fotografia, senza dimenticare che parliamo sempre di "fotografi amatoriali", dove per "amatoriale" si intende la parte più nobile di quest'arte, in quanto è pura passione.

Stefania si è appassionata molto alla fotografia di reportage, che sente vicina al suo modo di esprimersi, cioè raccontare per dare visibilità a chi è invisibile. Da questo amore ha preso origine il progetto "Adagio Napoletano", che dura da molti anni. La vera origine di questo progetto risale alla fine degli anni '80, quando Stefania venne trasferita per lavoro a Napoli. Andò ad abitare non lontano dai quartieri Spagnoli, nel cuore  pulsante di Napoli, ebbe occasione di frequentare quei vicoli, dove in punta di piedi iniziò a comprendere la vera anima di quei luoghi.

Dopo un paio di anni, lasciò Napoli, ma quella esperienza rimase nel suo cuore e nei suoi occhi. Portò con sé la luce dei vicoli, le voci e le storie, pezzi di vita degli abitanti dei "bassi", come vengono chiamate le abitazioni situate sotto il livello stradale. Un grande rammarico fu non essere riuscita a trasformare in immagini ciò che aveva vissuto, cosa che si verificò molti anni dopo, nel 2017, quando si ritrovò a Napoli in viaggio seguendo un progetto fotografico sulle navi da crociera.

Rimase molto delusa nel ritrovare i posti lasciati ventisette anni prima: molti di quei bassi trasformati in locali, birrerie, b&b, e la movida aveva snaturato un po’ quello che era la veracità dei vicoli, ganglio vitale  della città partenopea. 

Non contenta Stefania ritorna a Napoli circa due anni dopo decisa a riprendere in mano quello  che non era riuscita a fare prima, prende corpo cosi  “Adagio Napoletano”

Ho apprezzato particolarmente l'intero lavoro, avendo origini partenopee, mi sono sentito proiettato in quella realtà. Riuscivo a sentire le voci, coglievo gli odori, che per chi ha frequentato anche solo di passaggio sa che cambiano in base alle diverse ore del giorno in cui si percorrono quei vicoli, dal profumo dell'immancabile caffè appena fatto al mattino, all'odore del bucato steso ad asciugare, per arrivare all'odore del cibo, con il ragù lasciato sui fornelli a sobbollire lentamente, a sottolineare il lento trascorrere del tempo. "Chjànu, chjànu" (piano, piano).

Man mano che le immagini si susseguono, accompagnati da piccole spiegazioni  dell’autrice, mettono in luce anche  il lato umano, dei soggetti ritratti.

                                                            Napule è mille culure

                                                            Napule è mille paure

                                                            Napule è a voce de’criature

                                                            Che saglie chianu chianu

                                                            E tu sai ca’ non si sulo…

                                                              

                                                                                            ( “Napule è” Pino Daniele)

Ogni fotogramma è un concentrato di storie di vita. I "bassi" si trasformano in tanti camerini, dove gli attori si preparano prima di andare in scena, e il palcoscenico è la strada, dove si svolge la loro vita. La strada non è altro che la proiezione verso l'esterno della casa. Il sole che penetra a malapena con delle lame di luce all'interno dei vicoli stretti crea scenari caravaggeschi, che quasi sicuramente furono d'ispirazione per Caravaggio, che per un periodo visse in questi luoghi, dando tridimensionalità come su una tela del  grande maestro. Ambientazioni teatrali e cinematografiche prese in prestito anche da mostri sacri come Eduardo Scarpetta, Edoardo De Filippo, Totò, ecc., che qui hanno scritto commedie indimenticabili.

La particolarità e il pregio di Stefania Adami consiste nel saper creare empatia con i suoi soggetti, entrando nelle loro storie, dando visibilità e dignità a ognuno di loro. Vite non sempre semplici, a volte al limite della legalità, e il modo di porsi dell'autrice faceva crescere in loro  la voglia di raccontarsi e di essere fotografati, creando così quell'osmosi che si palesa ad ogni scatto. Stefania, poi, a sua volta, l'anno successivo, riportava e regalava a ogni protagonista le foto scattate, suscitando la loro immensa sorpresa di fronte a quel gesto insolito. Si piacevano e erano contenti di come l'autrice li rappresentava.

Dalle immagini emergono storie bellissime e toccanti, come quella della prostituta alla finestra, la signora con il ventilatore in primo piano  e sullo sfondo la figlia sudata che stira, il signore seduto con le poche sigarette lasciate dal figlio sul davanzale, o ancora il soggetto tatuato in primo piano e la madre anziana che si affaccia da una finestra alle sue spalle.

La foto che più rappresenta e alla quale l'autrice è particolarmente affezionata fa da copertina alla sua mostra: è quella dell'uomo mezzobusto a torso nudo e in carne, come se emergesse da un blocco di marmo. Questa immagine diventa più impattante quando Stefania ci racconta che il soggetto è non vedente e ha dato il permesso di essere ripreso, quasi conscio che il suo handicap non sia un limite, ma una grazia per entrare nell'animo di chi si relaziona con lui.

Altri punti forti di questo progetto sono l'alternarsi di soggetti e oggetti, come una grande corona di palloncini abbandonati vicino alla spazzatura dopo una festa di compleanno, un motorino riparato con nastro per pacchi (creatività napoletana), o ancora stivaletti e scarpe bianche lasciate agli angoli dei vicoli dai "femminielli," una figura tipica della cultura partenopea sovrapposta alla realtà transgender, con identità culturale e sociale storicamente ancorata al tessuto urbano napoletano (Wikipedia). Alcuni si sposano con sé stessi, con tanto di cerimonia e vestito bianco, alla fine lasciano le loro scarpe  a disposizione di chi non può permettersi di comprarle, seguendo l'antica tradizione del caffè sospeso, antico  gesto di generosità napoletana.

La nostra ospite ha presentato anche "Sale nero," un reportage sulle condizioni lavorative e di vita dei raccoglitori di sale nel lago Rosa, del 2003, realizzato in Senegal interamente in analogico e in b\n,  che si è classificato al secondo posto nella prima edizione di Portfolio Italia del 2004.

Il terzo lavoro è "Il dislivello del mare," basato sulla diversità di condizioni di vita tra turisti che frequentano questa spiaggia in Sardegna in vacanza e gli extracomunitari che la vivono da un punto di vista lavorativo difficile, creando una sorta di  due mondi paralleli che non si incontrano mai, a cui Stefania dà visibilità.

"I Barconi" è un altro lavoro della nostra ospite, che presenta il dualismo tra le diverse realtà, lo sfarzo e l'opulenza spesso  eccessiva dei turisti a bordo di enormi navi da crociera, mentre dall'altra parte c'è lo sforzo  d'immaginazione di chi guarda le foto per accostare mentalmente le continue immagini dei Tg, di immigranti che sbarcano sulle coste italiane, dove è evidente il terrore, la fatica del viaggio e la denutrizione che si legge sui loro volti.

"L'inquilina" del 2014 è l'ultimo progetto presentato e si discosta da quelli visti in precedenza. È composto da 370 scatti effettuati con l'iPhone, uno al giorno, per ben 365 giorni dal primo gennaio del 2014 fino al primo gennaio del 2015, oltre ad alcuni scatti dei giorni successivi per pareggiare il numero delle tessere. Questi tasselli compongono un unico pannello, come un grande murales  dove il soggetto principale è una linea che si rincorre per tutta l'opera, a rappresentare il filo conduttore ne lega le diverse immagini e  ripercorre l'intero anno,  che per la nostra autrice è stato ricco di eventi personali che l'hanno segnata profondamente.

Non c'è bisogno di dire che merita  vedere dal vivo ogni  progetto  di Stefania Adami per apprezzare a pieno la qualità delle  sue fotografie e l'impatto emotivo che  si sprigiona da ogni singolo scatto, come un libro che va letto frase dopo frase.

Testo Antonio Di Napoli  (foto Antonio DI Napoli, Paola Zuliani, Stefania Adami)