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Alessandro Albert, fotografare con delicatezza

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Alessandro Albert è uno dei primi ospiti in presenza e ci incanta con i suoi splendidi ritratti e per la sua sensibilità e modestia.

Alessandro Albert è una persona che entra in punta di piedi e con delicatezza ma quando va via ti lascia con la sensazione di aver conosciuto un fotografo di grande sensibilità e spessore che, malgrado il carattere timido e riservato, è riuscito nella sua carriera a raggiungere ottimi risultati.

E’ uno dei primi ospiti in presenza dopo il periodo di pandemia e si presenta subito raccontandoci il primo progetto, realizzato insieme all'amico e collega Parlo Verzone, che lo ha reso noto, frutto del suo viaggio in Unione Sovietica ai tempi del comunismo, durante il quale ha effettuato ispirati ritratti di persone comuni fermate per strada utilizzando una macchina di grande formato a lastre.

Ci racconta questa esperienza a Mosca dove, influenzato da Avedon, realizza numerosi ritratti interagendo con le persone senza conoscere la lingua e senza il supporto di un interprete. La sua sensibilità gli consente di realizzare un lavoro di grande spessore che verrà pubblicato nel volume “Volti di Passaggio” edizione Peliti&Associati. Nel 2001, sempre insieme all’amico e collega Paolo Verzone, vince il terzo premio del World Press Photo Award nella sezione “ritratto”.

La serata scorre piacevole e Alessandro racconta al numeroso pubblico in sala e a casa, collegato in streaming, che fotografa tutto quello che gli capita ma è specializzato nei ritratti e autoritratti, non ama i progetti a lungo termine e lo stile fotografico inteso come routine. Se può evita le sfide e sceglie di dedicarsi a quello che sa fare meno bene e di fotografare quello che generalmente non si può fotografare.

Raggiunto il successo con questo primo progetto Alessandro inizia a collaborare con diverse riviste e nel corso della serata, con tutta la pacatezza e la modestia che lo contraddistinguono, ci mostra foto tratte da riviste di prestigio. Possiamo notare come il suo stile evolva e diventi più raffinato iniziando a fotografare in set più elaborati con luci e flash.

Ci racconta come nel suo lavoro sfrutti la sua timidezza e la scarsa empatia (così dice lui), per lo meno nei primi anni di lavoro, a suo favore per stabilire un contatto ed entrare in sintonia con soggetti ritratti spesso con poco tempo a disposizione. Ci descrive come le agenzia sfruttino spesso questa sua delicatezza per mandarlo a fotografare personaggi scomodi e scontrosi che altri non riescono a fotografare.

Due ore passano veloci e le domande alla fine non mancano. Una bella serata che ci ha dimostrato come per fare il fotografo la prima dote che si deve avere sia la sensibilità e il buon gusto molto di più che lo spirito di competizione e l’aggressività.

Grazie Alessandro per questa serata davvero interessante e non dire che sei poco empatico e comunicativo, non è vero!

(Testo di Carlo Mogavero)