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  • Mauro Vallinotto: Scrivere con le Immagini...
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Mauro Vallinotto: Scrivere con le Immagini...

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Non potevamo far riprendere le nostre attività di circolo nel modo migliore, dopo la pausa estiva, se non invitando un grande della fotografia e  del fotoreportage internazionale, Mauro Vallinotto. 

Con immenso piacere, dopo mesi in cui i nostri incontri si svolgevano per lo più via streaming e con un inizio timido in presenza nelle prime settimane di riapertura dopo il look down, sempre rispettando in modo rigoroso le norme di sanificazione e distanziamento per garantire il massimo della sicurezza, è venuto a trovarci un ospite di tutto rispetto. 

Vallinotto si avvicina alla fotografia dopo aver abbandonato gli studi al Politecnico di Torino, lavorando come disegnatore tecnico per permettersi l’acquisto delle prime macchine fotografiche.

Il vero e proprio contatto con la fotografia avvenne imbattendosi in un campo nomade alla periferia di Torino durante una uscita organizzata dal Politecnico. Ne rimase affascinato e decise di fotografarlo usando una Kodak  di suo padre. Realizzò  così  il suo primo reportage e da lì in avanti fu amore  a prima vista con la fotografia, che non ha più abbandonato. 

Mauro Vallinotto può essere considerato un testimone del tempo, di quelli che erano gli ultimi anni 60 fino alla fine del 1999. descrivendo la realtà di quel periodo. dal fenomeno dell’ immigrazione alla conseguente povertà di chi arrivava a Torino con tutti i propri averi in una valigia di cartone legata con lo spago. 

Le  prime lotte operaie e studentesche, passando per gli ospedali psichiatrici, per far emergere tutto quel mondo sommerso, emarginato, dei malati di mente che il decreto Basaglia finalmente ha riconosciuto. 

Mauro si rese protagonista,  nel 1970,  denunciando gli orrori di Villa Azzurra ( il nome accattivante nascondeva un vero e propio lager) dove erano “ricoverati” bambini abbandonati, dai quattro ai dodici anni, brutalmente segregati e legati ai letti. Un infermiere motivò tali brutalità con: “Eravamo costretti a legarli in quanto, strappavano i giornalini di Topolino”. 

Il suo reportage, insieme all’articolo scritto da Gabriele Invernizzi, pubblicato sull’Espresso riuscì ad accendere i riflettori su quella triste realtà che ben presto venne chiusa. La fotografia di Vallinotto è una fotografia rivolta al sociale, alla denuncia,  e gli creò non poche difficoltà, come quando fotografò un campo paramilitare nella provincia di Torino e fu costretto a vivere nascosto per alcuni mesi. 

Però Mauro Vallinotto non è solo denuncia: in 40 anni si dedicò  anche alla moda, ritraendo alle prime esperienze coloro che, poi, hanno fatto la storia della moda nel mondo come Armani, Missoni e Ferrè, solo per citarne alcuni.

Nel 2000 Mauro Vallinotto abbandonò la prima linea e diventò photo editor, ritornando alla Stampa e Specchio dei  Tempi. Decise di non fotografare più per essere maggiormente critico nella selezione di fotografie da dedicare alle prime pagine dei quotidiani, senza farsi condizionare nella scelta, e non a caso gli capitò di dover visionare fino a tre, quattro mila foto al giorno, che riceveva dalle agenzie più note al mondo: ANSA e PRESS, in primis. 

Il nuovo incarico lo stimolò molto, anche se rimpianse l’abbandono delle sue fidate macchine fotografiche. Rimase, comunque, nell’ambito della fotografia amatoriale, occupandosi di letture di portfolio e facendo parte di giurie di importanti  concorsi fotografici.  

Ritornando a mercoledì, la  serata è trascorsa molto fluida e Mauro ci ha letteralmente rapiti per ben due ore con le sua dialettica da giornalista navigato,  ricca di aneddoti e curiosità a descrizione delle  sue fotografie, in b/n e con un forte  impatto emotivo. 

Non a caso, all’inizio nel titolo  l’ho definito come colui che scrive con le immagini. Secondo me, ciò, meglio definisce Mauro Vallinotto e sintetizza  il suo essere fotografo fuori  dagli schemi del fotogiornalismo classico, con un occhio attento agli eventi dove le immagini si  fondono  nel pensiero.

Possiamo dire che una bella  fotografia, per Mauro Vallinotto   secondo una sua definizione, deve essere diretta fino a sentirne  l’odore. 

Grazie Mauro per la tua professionalità e la piacevolezza dei tuoi racconti.

(Testo e foto Antonio Di Napoli)