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Giuria, giurato & C.

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E non c‘è due senza tre! Dopo “La solitudine del giurato” di Riccardo Rebora e “L’onestà del fuori tema” di Marcello Samuele, nel mio piccolo provo a buttar giù qualche considerazione e a lasciare qualche domanda aperta in merito all’argomento “giudizio fotografico, giuria, giurato”.

Perché? Perché prima o poi toccherà a tutti provare la sudarella che assale quando ci chiedono di far parte di una giuria. Perché il fotocampionato alla Mole offre spunti per riflessioni che vanno al di là del campionato stesso. Perché gli articoli pubblicati sul tema toccano argomenti complessi e spero che gli approfondimenti che seguiranno possano contribuire ad una crescita.

Quindi, mettiamo da parte le inutili considerazioni di "pancia" dettate dall'essere stati colpiti o meno da un "fuori tema" non ben accetto, oppure da commenti fotografici non ben graditi e riflettiamo meglio su alcuni punti:

  1. Quali sono gli elementi che fanno di una giuria, una giuria "qualificata"? E come facciamo a “qualificarci”?
  2. In base a cosa stabiliamo che una fotografia è a tema oppure no? Su questo punto Marcello ha fornito indicazioni, ma ci sono altri elementi?

L’argomento è importante e richiede riflessione perché tutto parte da un assunto: "l'utilità del campionato è quella della crescita fotografica" ed io aggiungerei “anche della crescita di giudizio fotografico" visto che quest'anno il regolamento prevede ben due giudici interni.

Chi ha già avuto modo di provare l'esperienza del "giurato", condividerà con me che, mentre il lavoro sulla nostra fotografia è un punto di continua ricerca e di studio, il lavoro di analisi e di valutazione di un'immagine è qualcosa che approfondiamo poco. Andiamo a vedere mostre, divoriamo tonnellate di fotografie, leggiamo libri, guardiamo tutorial, sperimentiamo nuove tecniche, ci scervelliamo per trovare idee originali, sperimentiamo inquadrature e punti di vista insoliti. Ma poi quando ci viene chiesto di valutare e soprattutto di commentare costruttivamente un’immagine… vien fuori poco o niente. E quel poco o niente non serve ne’ a chi aspetta un feedback sul lavoro fatto ne’ a noi che siamo chiamati a giudicare.

Abbiamo avuto occasione di avere giurati esterni “qualificati” e ci siamo accorti della loro capacità di valutazione. Come? Un accurato e competente commento tecnico (composizione, luce, taglio, inquadratura, bilanciamento delle masse), personale commento sull’idea (non solo un “questa foto mi è piaciuta” oppure “questa foto non mi è piaciuta”), attenzione all’eventuale idea creativa e originalità con relativo commento, indicazione sull’impegno e cura di realizzazione della foto da parte dall’autore, profonda ricerca e comprensione dell’eventuale messaggio contenuto nell’immagine, nel caso di presenza di più fotografie con la stessa idea/messaggio, valutazione dell’immagine migliore utilizzando tutti i criteri sopra descritti e conseguente voto diversificato. E, secondo me, i migliori giurati sono stati quelli capaci di non farsi intrappolare dagli stereotipi e dai cliché, ma hanno saputo mantenere la mente aperta ad ogni visione.

Io penso che osservare come si comportano i giudici “qualificati” possa aiutarci molto ad imparare a “qualificarci”, esattamente come osservare le fotografie di fotografi “qualificati” possa aiutarci a migliorare la nostra fotografia.

Concludo con un ultimo punto di riflessione: liberarsi dal pre-concetto. Mi spiego. Siamo chiamati a giudicare delle fotografie, ci comunicano il tema assegnato di cui le foto saranno interpretazione, automaticamente la nostra mente si aspetterà di vedere qualcosa. Nasce così il nostro pre-concetto e tutto ciò che non starà in quel concetto è facile che venga da noi giudicato “fuori tema”. Quando dico “liberarsi dal pre-concetto” non intendo dire di essere totalmente di manica larga, ma dico di cercare di mantenere la nostra mente più aperta possibile. Potrebbe capitare di vedere interpretazioni fuori dal nostro pre-concetto, ma assolutamente in tema, solo che se rimaniamo rigidi e con i paraocchi fissi rischiamo di non vedere davvero e di perderci qualcosa di buono, anche se diverso.

E che roba lunga ho scritto!!! Un poema! Ringrazio chi fosse arrivato a leggere fin qui e spero che questo mio “non c’è due senza tre” non sia troppo… “fuori tema”.

(Testo di Paola Zuliani)